Indice
Introduzione ai Water Safety Plans (WSP)
Le acque destinate al consumo umano sono sempre più esposte a nuove tipologie di pericoli come i contaminanti emergenti e gli effetti del cambiamento climatico quali siccità, precipitazioni intense, inondazioni, che ne minacciano la quantità e la qualità.
I possibili impatti di questi fenomeni rappresentano delle sfide sia per i gestori del servizio idrico sia per gli enti cui spetta istituzionalmente il compito della tutela e della governance delle risorse idriche.
I Water Safety Plans (WSP), introdotti dalla World Health Organization (WHO) nel 2004, all’interno della III edizione delle Linee Guida per la qualità delle acque potabili [6], rappresentano il mezzo più efficace per garantire la qualità della fornitura idrica e la protezione della salute dei consumatori.
L’approccio dei WSP per la gestione del rischio lungo la filiera idropotabile è di tipo olistico, di natura preventiva, proattivo e sito specifico che prevede l’identificazione, la valutazione e la gestione del rischio lungo l’intera rete idrica, dalla captazione al rubinetto [3] (Fig. 1).
L’obiettivo è di assicurare, attraverso una loro costante e continua revisione nel tempo, la riduzione di pericoli fisici, biologici e chimici nell’acqua potabile.
L’approccio dei WSP prevede che tale processo di identificazione e valutazione degli eventi pericolosi avvenga tramite la collaborazione di diversi stakeholders, attraverso la costituzione di un team multidisciplinare, costituendo uno strumento e un’occasione per il miglioramento del livello di tutela e per la gestione condivisa della risorsa idrica.
Genesi, caratteristiche dei Water Safety Plans (WSP)
L’origine dei WSP è connessa alla nascita e sviluppo del sistema HACCP, sviluppato dalla NASA nel 1960 per assicurare la sicurezza dei prodotti per l’alimentazione degli astronauti nelle missioni spaziali.
Dagli anni ‘80 tale modello è ampiamente applicato nelle industrie del settore del cibo e delle bevande in tutto il mondo.
Nel 1993 i principi e le linee guida per l’attuazione dell’HACCP sono state adottate dalla Codex Alimentarius Commission, (corpo intergovernativo istituito per attuare il Programma congiunto FAO/OMS delle norme alimentari), divenendo la base scientifica per identificare i pericoli specifici e le misure per controllarli al fine di garantire la sicurezza dell’acqua.
Negli anni tra il 1999 e il 2004 il sistema HACCP è stato adottato in Europa, Australia, Nuova Zelanda e successivamente dalla WHO per i sistemi di gestione idropotabili.
In seguito alla sua introduzione nelle Linee guida per la qualità delle acque potabili nel 2004, il modello dei WSP ha iniziato a diffondersi a livello internazionale fino alla sua immissione, in tempi più recenti, nel diritto comunitario attraverso la Direttiva 2015/1787/UE.
Quest’ultima ha definito, in prima istanza su base volontaria, l’approccio preventivo dei WSP basato sull’analisi di rischi.
Il processo di revisione
L’avvio dell’ampio processo di revisione, ha portato all’emissione della Direttiva (UE) 2020/2184 (recepita in Italia attraverso l’emanazione del Decreto Legislativo 23 febbraio 2023, n. 18), che stabilisce l’obbligo di implementazione di un sistema preventivo di valutazione e gestione dei rischi per tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea finalizzato anche a considerare l’emergere di nuovi contaminanti nelle disposizioni di legge.
I cosiddetti “contaminanti emergenti” sono di natura biologica o chimica.
I primi, secondo la definizione che ne dà la WHO, sono “apparsi per la prima volta in una popolazione umana negli ultimi 30 anni, oppure già rinvenuti in precedenza, ma caratterizzati da un’incidenza crescente e/o dall’espansione in areali geografici nei quali non sono mai stati precedentemente notificati” [9].
I secondi sono sostanze chimiche di cui non si conoscono ancora i rischi per la salute, ma la cui presenza nelle acque di approvvigionamento sta crescendo a causa dell’uso crescente di prodotti che ne causano il rilascio nelle acque e per via della scarsa capacità di rimozione da parte dei depuratori.
Si tratta di composti farmaceutici, sostanze contenute nei prodotti per l’igiene personale, amianto, cromo VI, Uranio, Tallio, PFAS, recentemente segnalate dal Ministero della salute [10].
Tra i rischi emergenti vengono annoverate anche le microplastiche, che sono state ritrovate sia nell’acqua potabile sia imbottigliata, ma rispetto alle quali la ricerca deve ancora chiarire livello di diffusione ed effetti sulla salute umana [8].
Diffusione del modello WSP
Oggi i WSP costituiscono un approccio globale di valutazione e gestione dei rischi ampiamente riconosciuto, sia a livello tecnico-scientifico sia in ambito delle politiche di prevenzione, come il mezzo più efficace e affidabile per la gestione delle risorse idriche orientata alla più elevata tutela della salute pubblica.
Per questo motivo, attualmente, lo strumento del WSP è individuato come fondamento per il conseguimento dell’obiettivo universale SDG 6 Clean Water and Sanitation, che mira ad assicurare acqua potabile sicura per tutti.
Nel 2017 la WHO ha pubblicato un report [7] sullo stato di implementazione dei WSP a livello internazionale.
L’indagine (basata su un questionario condotto nel 2013 e da un’analisi della letteratura) ha rilevato che i WSP sono implementati in 93 paesi sui 118 considerati, coprendo tutte le regioni del mondo [5] (Fig. 2).
Circa un terzo dei paesi considerati nell’indagine si trova ai primi stati di adozione (progetti pilota) mentre gli altri due terzi vedono un’implementazione a scala nazionale.
Inoltre il 72% dei paesi (55 su 76) che attuano i WSP lo stanno facendo in contesti rurali (il 10% esclusivamente in contesti rurali e il 62% sia in ambito urbano che rurale).
Ciò dimostra che l’approccio al WSP può essere semplificato per soddisfare le esigenze e i vincoli (risorse finanziare e umane, conoscenze tecniche, etc.) dei piccoli sistemi di approvvigionamento idrico.
In tutta la regione europea, i sistemi di fornitura di acqua su piccola scala condividono una serie di caratteristiche, tra le quali il loro numero elevato, la diffusione geografica e l’isolamento geografico.
Ciò presenta una situazione impegnativa per la sorveglianza indipendente, che spesso è limitata per tali sistemi.
In queste situazioni, l’applicazione dei metodi di valutazione e gestione del rischio da parte dei proprietari o dei gestori delle piccole risorse idriche è essenziale per integrare e supportare le attività delle agenzie di sorveglianza, le quali possono stabilire le priorità delle loro attività istituzionali, soprattutto se le risorse sono limitate.
Caso studio dell’area di interesse ambientale comprendente i nodi del sistema acquedottistico “Fanaco-Leone”
ARPA Sicilia ha partecipato in qualità di membro del TEAM di progetto del PIANO DI SICUREZZA DELL’ACQUA (PSA) del SISTEMA IDROPOTABILE FANACO-LEONE.
Attraverso una metodologia multidisciplinare, i diversi partner del team di progetto hanno contribuito alla valutazione e gestione del rischio in tutti i processi facenti parte del sistema idrico integrato, a partire dalla captazione della risorsa idrica da potabilizzare e fino al consumo [2] (Fig. 3).
L’Agenzia, in particolare, ha provveduto a fornire il proprio supporto in materia ambientale attraverso:
- La fornitura di serie storiche (a partire dal 2011) su dati di qualità delle acque (superficiali e sotterranee)
- Acquisizione di ulteriori dati di pressione sull’area di interesse ambientale del PSA (depuratori, impianti di rifiuti, siti contaminati, impianti in AIA)
- Studio pilota dell’area di interesse ambientale comprendente i nodi principali e secondari del sistema acquedottistico Fanaco-Leone [1]
L’analisi del rischio per WSP
Dopo aver identificato tutti i possibili pericoli ed eventi pericolosi in ogni fase del sistema idropotabile, è stata effettuata la valutazione del rischio vera e propria.
L’obiettivo è stato quello di distinguere i rischi tra “significativi” e “meno significativi”.
A tal proposito, è stata costruita una matrice del rischio attribuendo dei valori numerici sia alla probabilità di accadimento (e.g. in una scala da 1 a 5) che alla gravità delle conseguenze (e.g. in una scala da 1 a 5) [4] (Fig. 4).
Le modalità di assegnazione dei valori vengono definite a priori dal WSP team in funzione dell’esperienza, della conoscenza, della buona pratica e della documentazione tecnica, in modo da consentire una valutazione meno soggettiva possibile.
Una volta attribuiti i valori alla probabilità di accadimento e alla gravità delle conseguenze, il rischio viene calcolato come prodotto tra i due valori numerici; il punteggio ottenuto (compreso in una scala da 1 a 25) rappresenta il livello di rischio [2].
Al fine di verificare l’efficacia di tali misure, ovvero l’effettivo funzionamento e la prestazione, sono state fatte valutazioni e osservazioni scientifiche volte a determinare se le misure di controllo intraprese assicurino l’eliminazione di un determinato pericolo o la sua riduzione a livelli accettabili.
Risultati e conclusioni
Una volta individuate e opportunamente validate tutte le misure di controllo è stata effettuata la rivalutazione del livello di rischio tenendo conto dell’efficacia delle misure di controllo esistenti.
In particolare, il rischio è stato ricalcolato abbassando il valore numerico della probabilità di accadimento, che è diventato tanto minore quanto maggiore è l’efficacia delle misure di controllo associate a ogni pericolo.
I pericoli non aventi misure di controllo o aventi misure di controllo non efficaci hanno mantenuto la probabilità di accadimento iniziale, non riducendo, di conseguenza, il loro livello di rischio iniziale [1] (Figg. 5 e 6).
Le misure di controllo proposte sono state esaminate attentamente con il gestore e i tecnici del sistema di approvvigionamento idrico per valutare la loro fattibilità (sia a livello tecnico che economico) e i vantaggi/svantaggi conseguenti alla loro installazione (in termini di gestione del rischio), considerando che questi interventi di miglioramento non sono tutti di immediata attuazione, ma alcuni possono richiedere anche tempi abbastanza lunghi per essere attuati.
La verifica finale permette di controllare complessivamente l’efficacia del WSP applicato al sistema idropotabile, assicurando livelli ottimali di qualità dell’acqua erogata e tutelando la salute e la sicurezza dei consumatori.
Speriamo che tu abbia trovato la lettura di questo articolo sui modelli WSP per il rischio della filiera idropotabile interessante. Per altri contenuti simili, consulta la sezione Qualità del nostro sito web. E se vuoi restare sempre al passo con le ultime novità in fatto di Agrifood, iscriviti alla nostra Newsletter!
[1] Anna Maria Abita – Domenico Galvano (ARPA SICILIA) – Studio dell’area di interesse ambientale comprendente i nodi del sistema acquedottistico “Fanaco-Leone”. Acqua, salute, sfide ambientali e nuovi modelli di prevenzione, Verso la Conferenza nazionale ambiente e salute ISS-SNPA 2020 ISS-SNPA, Roma, 11 dicembre 2019.
[2] Gruppo Nazionale di lavoro per la redazione delle Linee guida nazionali per l’implementazione dei PSA 2022, xviii, 178 p. Linee guida nazionali per l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua. Rapporti ISTISAN 22/33.
[3] Laboratorio REF Ricerche, 2016. Qualità e sicurezza dell‘acqua destinata al consumo umano: verso un nuovo paradigma. Acqua n. 71.
[4] Lucentini L, Achene L, Fuscoletti V, Nigro Di Gregorio F, Pettine P., 2014. Linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plan., Rapporti ISTISAN 14/21.
[5] Russo Alessandro (a cura di), 2017. L’acqua del rubinetto, Water Safety Plan: innovazione e sicurezza collana linee d’acqua Guerini e Associati.
[6] World Health Organization. Guidelines for drinking-water quality. Volume 1. Recommendations. 3rd Edition. Geneva: WHO; 2004.
[7] World Health Organization, 2017. Climate-resilient water safety plans: managing health risks associated with climate variability and change. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO.
[8] World Health Organization; 2019. Microplastics in drinking-water. Geneva. Licence: CC BY-NC-SA 3.0 IGO.
[9] World Health Organization, “Division of emerging and communicable diseases surveillance and control annual report – 1996”.
Agata Valentina Purrello
Tecnologo Alimentare presso il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione del Dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Catania. Incentra la sua attività istituzionale di salute pubblica nella salvaguardia delle acque potabili dai contaminanti di natura microbiologica, chimica ed elementi radioattivi nonché attività inerenti la sicurezza alimentare e nutrizionale.