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Patologie e alimentazione
Le principali cause di mortalità nelle regioni più sviluppate del mondo sono le patologie non-trasmissibili (in inglese: non-communicable diseases), per differenziarle da quelle su base infettiva, che sono in forte diminuzione nel mondo occidentale grazie al miglioramento delle condizioni igieniche e alle vaccinazioni.
Negli ultimi anni è sempre più evidente come queste patologie insorgano a causa di uno stile di vita e, in particolare, di abitudini alimentari non ottimali.
L’alimentazione ha un grande impatto sulle funzioni, sulla fisiologia e sulle patologie cardiovascolari, come infarto, insufficienza cardiaca, ipertensione, ecc.
La dieta mediterranea potrebbe rappresentare un ottimo alleato per prevenire queste patologie.
Ancel Keys e la dieta mediterranea
Lo scienziato americano Ancel Keys fu il primo a correlare alimentazione e incidenza di patologie cardiovascolari, negli anni ’50.
Egli iniziò il Seven Countries Study in cui seguì 12.000 uomini di mezz’età che vivevano in 7 Paesi: Italia, Grecia, Olanda, Jugoslavia, Finlandia, Giappone e USA.
La sua ipotesi era che l’aumento di infarti tra gli americani erano dovuti al cambio di stile di vita in seguito alla Seconda guerra mondiale.
La dieta mediterranea risultò associata a una minore incidenza di infarti, grazie all’elevata presenza di frutta, verdura e pasta, con poche porzioni di carne e latticini.
In Finlandia e negli USA l’incidenza di infarti era dieci volte superiore per la maggiore presenza di grassi saturi nella dieta.
Alcune delle sue raccomandazioni dietologiche sono ancora oggi ritenute valide [1].
La dieta mediterranea esiste ancora?
La dieta mediterranea tradizionale è caratterizzata da un alto consumo di:
- vegetali;
- frutta fresca;
- olio di oliva;
- cereali;
E da un moderato consumo di:
- carni rosse (manzo e agnello);
- uova;
- pesce;
- pollame [2].
Siamo ben consapevoli che non esiste una sola dieta mediterranea [3]; i popoli dell’area mediterranea si distinguono per diverse abitudini alimentari.
Ciò che le accomuna consiste nell’elevato consumo di alimenti di origine vegetale (compresi carboidrati e fibre non-digeribili) e nell’uso dell’olio d’oliva come principale – a volte esclusiva – fonte di grassi.
Pensando alla nostra alimentazione quotidiana ci possiamo facilmente rendere conto di come la dieta mediterranea “tradizionale” è andata via via scomparendo in Italia e negli altri Paesi del bacino mediterraneo, sostituita da modelli alimentari sempre più simili a quelli tipici dei paesi economicamente sviluppati [4].
Basta pensare a quante volte consumiamo la carne in una settimana e quanto poco siano diffusi i legumi nella nostra alimentazione quotidiana.
Questo “nuovo” modello di dieta è ricco in grassi saturi, in particolare carni bovine, di carboidrati semplici e povero in frutta e verdura per la difficoltà a trovare prodotti agroalimentari freschi e tipici del territorio.
Il consumo di alcolici nella dieta mediterranea è tipicamente rappresentato dalla moderata ingestione di vino ai pasti e anche questo profilo di consumo sta cambiando.
Le caratteristiche delle diverse diete mediterranee sono ampiamente illustrate in due numeri di World Reviews in Nutrition and Dietetics, pubblicati nel 2000 (https://doi.org/10.1159/isbn.978-3-318-00571-4) e nel 2007 (https://doi.org/10.1159/isbn.978-3-318-01429-7).
Fattori di rischio e dieta mediterranea
Gli abitanti del bacino mediterraneo mostrano un’elevata longevità e una bassa incidenza di patologie correlate all’età.
Tuttavia, le popolazioni mediterranee e quelle dell’Europa settentrionale hanno un’incidenza dei classici fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come l’elevata colesterolemia plasmatica e pressione sanguigna, molto simile tra loro.
Devono quindi esserci altri fattori di rischio, tuttora inesplorati, che potrebbero essere positivamente influenzati da un tipo di dieta come quella mediterranea.
Tra questi, la trombosi e l’infiammazione rivestono particolare importanza.
Acidi grassi alleati della cardioprotezione?
Finora, gli effetti benefici della dieta mediterranea sull’incidenza di malattie cardiovascolari sono stati attribuiti alla componente lipidica, e in particolare alla sua composizione in acidi grassi:
- gli acidi grassi saturi sono presenti nei prodotti animali e innalzano i livelli di colesterolo nel sangue;
- i monoinsaturi sono principalmente di origine vegetale e si trovano anche nel pesce;
- i polinsaturi abbassano la colesterolemia, i più famosi sono sicuramenti gli omega-3 e -6, ne sono ricchi i legumi, la frutta secca, gli oli di semi e il pesce.
La dieta mediterranea ha elevate quantità di grassi mono e polinsaturi.
Vi sono però numerose evidenze che indicano come la quantità globale di acidi grassi monoinsaturi consumata nell’area mediterranea non sia molto diversa da quella dell’Europa settentrionale o degli USA, dove il consumo di carni ricche in acido oleico (es. pollo e maiale) ne fornisce quantità considerevoli.
Dunque, enfatizzare il ruolo cardioprotettivo degli acidi grassi monoinsaturi – quali l’acido oleico – nell’ambito della dieta mediterranea appare scientificamente poco fondato [5,6].
Ruolo dei micronutrienti nella dieta mediterranea
Le caratteristiche della dieta mediterranea la rendono molto simile a un’alimentazione vegana o vegetariana, ma ciò che le distingue in modo netto pare essere l’elevato utilizzo di olio di oliva come fonte di grassi nel bacino mediterraneo [7].
Questo ha portato alla formulazione di una teoria che correla nutrizione e aterosclerosi, una malattia che porta all’irrigidimento e infiammazione delle arterie a causa del deposito di grassi nelle pareti.
Questi accumuli di grassi possono poi rompersi o bloccare il flusso sanguigno, causando un infarto.
In molti studi epidemiologici e sperimentali si sta cercando di studiare il possibile ruolo dei molti componenti della dieta, soprattutto i micronutrienti.
Tali studi hanno anche esteso le ricerche al ruolo protettivo di diversi “componenti minori” di natura fenolica, che possiamo trovare proprio nell’olio di oliva [8].
Conclusioni
Molte patologie insorgono per abitudini alimentari non ottimali.
La dieta mediterranea fu considerata benefica per la nostra salute negli anni ’50 e si sta ancora studiando quali componenti siano effettivamente utili nel prevenire diverse patologie, specialmente nell’ambito cardiovascolare.
La scarsità di acidi grassi animali in questo modello alimentare è sempre stata ritenuta fondamentale nell’abbassare i fattori di rischio di diverse patologie.
Negli ultimi anni, tuttavia, sta emergendo l’importanza di altri componenti, i cosiddetti micronutrienti.
Nel prossimo articolo di questa serie esamineremo quali micronutrienti presenti nella nostra dieta possono avere un ruolo importante nella protezione dalle patologie cardiovascolari e quali cibi ne sono ricchi.
Articolo scritto nell'ambito del progetto LOMBARDY HEALTH BIO - Bando Filiere 2022 - CUP F68C22000490003
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[1] Sparling PB. Legacy of Nutritionist Ancel Keys. Mayo Clin Proc. 2020;95(3):615-7. https://doi.org/10.1016/j.mayocp.2019.12.012
[2] Trichopoulou A, Costacou T, Bamia C, Trichopoulos D. Adherence to a Mediterranean diet and survival in a Greek population. N Engl J Med. 2003;348(26):2599-608. https://doi.org/10.1056/NEJMoa025039
[3] Visioli F, Bogani P, Grande S, Galli C. Mediterranean food and health: building human evidence. J Physiol Pharmacol. 2005;56 Suppl 1:37-49.
[4] Cavaliere A, De Marchi E, Banterle A. Exploring the Adherence to the Mediterranean Diet and Its Relationship with Individual Lifestyle: The Role of Healthy Behaviors, Pro-Environmental Behaviors, Income, and Education. Nutrients. 2018;10(2). https://doi.org/10.3390/nu10020141
[5] Visioli F, Franco M, Toledo E, Luchsinger J, Willett WC, Hu FB, et al. Olive oil and prevention of chronic diseases: Summary of an International conference. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2018;28(7):649-56. https://doi.org/10.1016/j.numecd.2018.04.004
[6] Tome-Carneiro J, Crespo MC, Lopez de Las Hazas MC, Visioli F, Davalos A. Olive oil consumption and its repercussions on lipid metabolism. Nutr Rev. 2020;78(11):952-68. https://doi.org/10.1093/nutrit/nuaa014
[7] Visioli F, Davalos A, Lopez de Las Hazas MC, Crespo MC, Tome-Carneiro J. An overview of the pharmacology of olive oil and its active ingredients. Br J Pharmacol. 2020;177(6):1316-30. https://doi.org/10.1111/bph.14782
[8] Visioli F, Borsani L, Galli C. Diet and prevention of coronary heart disease: the potential role of phytochemicals. Cardiovasc Res. 2000;47(3):419-25. https://doi.org/10.1016/S0008-6363(00)00053-5