L’Italia si piazza ai primi posti tra gli stati più virtuosi nel raggiungimento degli obiettivi europei per le energie rinnovabili. Il Piano 20-20-20, approvato dall’Unione Europea nel 2008, ha imposto per la prima volta dei target comunitari e nazionali da raggiungere entro il 2020:
- ridurre i gas a effetto serra del 20%;
- ridurre i consumi energetici del 20%, aumentando l’efficienza energetica;
- soddisfare il 20% del fabbisogno energetico europeo con le energie rinnovabili.
L’ultimo rapporto statistico pubblicato dall’Eurostat nel 2016, indica che 11 stati membri hanno già raggiunto o superato gli obiettivi previsti dal Piano e tra questi si trova anche il nostro Paese. Nel 2016, l’Italia ha prodotto il 17,4% di energia rinnovabile, 0,4% in più rispetto agli obiettivi prefissati. L’utilizzo di energia rinnovabile per il trasporto, che include biocarburanti ed energia elettrica, è l’unico settore in cui l’Italia non ha ancora raggiunto l’obiettivo accordato, corrispondente al 10% (Fonte Rapporto Statistico 2016 – GSE).
Il decreto biometano del 2018
La spinta definitiva al raggiungimento di questo target si è avuta con il decreto di marzo 2018: “Promozione dell’uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti”. Il provvedimento propone nuovi obiettivi nazionali specifici per il biometano e per gli altri biocarburanti avanzati, imponendo ai Soggetti Obbligati (le aziende che immettono in consumo i carburanti) di coprire una parte della loro produzione con biocarburanti in quantità progressivamente crescenti fino al 2022.
L’utilizzo di biometano era stato incentivato già con il decreto del 5 dicembre 2013, il quale però non aveva prodotto i risultati attesi, sia in termini di investimenti effettuati, che di realizzazione di nuovi impianti. Il decreto del 2013 prevedeva un incentivo all’uso del biometano a 360°: dall’immissione in rete gas, alla cogenerazione, fino all’uso per autotrazione. Il nuovo decreto invece ha come unico obiettivo l’utilizzo del biometano nel settore dei trasporti, un ambito che è già fortemente incentrato sul gas, ma di origine fossile.
L’Italia è il maggior mercato europeo di auto a gas, con circa l’8% del totale circolante, di cui circa 1,1 milioni a metano. È il primo Paese europeo per numero di impianti di distribuzione metano per auto, con Emilia-Romagna in testa, seguita da Lombardia e Veneto (Fonte Assogasmetano).
La rete gas naturale, inoltre, è una delle più estese al mondo con 32.500km e una capacità di 19 miliardi di m³ di stoccaggio (Fonte Snam). Il terzo fondamentale elemento che rende l’Italia terreno fertile per investire nel biometano è l’elevata presenza d’impianti a biogas: 1.995 impianti con 1.400 MW installati e una produzione di energia elettrica superiore a 8.200 GWh (fonte Rapporto statistico GSE 2016).
Ma qual è la differenza tra biogas e biometano?
II biogas è una miscela di vari tipi di gas, principalmente metano e anidride carbonica, prodotti dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (assenza di ossigeno) dei residui organici di origine vegetale o animale. Il biogas grezzo, generalmente composto per il 40-80% da metano, per poter essere trasformato in biometano e utilizzato con la stessa flessibilità del gas naturale richiede un trattamento di purificazione (up-grading) che separi il metano dall’anidride carbonica.
Come detto, il biometano ottenuto dalla purificazione del biogas è idoneo alla successiva fase di compressione in modo da poter essere utilizzato come combustibile sostitutivo del gas naturale. Il trasporto avviene sia immettendo il biometano nella rete del gas naturale, che trasportandolo su appositi camion a un impianto di distribuzione stradale, sotto forma di gas compresso o liquefatto.
Il biometano si definisce “avanzato” quando rispetta le caratteristiche indicate nel decreto 2018 e in particolare quando si ottiene da determinate tipologie di sottoprodotti agro-alimentari. Il biometano avanzato consente una riduzione delle emissioni climalteranti lungo l’intero ciclo di vita pari all’85% rispetto ai veicoli a benzina. I veicoli alimentati a biometano avanzato, inoltre, emettono il 60% in meno di CO2eq rispetto a un veicolo alimentato con energia elettrica 100% rinnovabile. (Fonte: Greenhouse Gas Intensity of Natural Gas).
Il biometano possiede le potenzialità per sostituire i combustibili fossili, entro il 2030 si stima una produzione pari a 8,5 miliardi di m³ (fonte CIB). L’obiettivo degli incentivi, quindi, è di favorire nel settore dei trasporti l’utilizzo dei biocarburanti.
Carburanti ecologici, la valorizzazione degli scarti alimentari
I sottoprodotti dell’industria alimentare derivano prevalentemente dalla trasformazione di materie prime agricole, naturalmente caratterizzate da un basso impatto ambientale e da un elevato grado di biodegradabilità.
Impropriamente definiti “rifiuti”, i sottoprodotti sono piuttosto risorse da re-impiegare in varie aree: dalla zootecnia, alla farmaceutica, fino alla produzione di bioenergie. Gli scarti più rilevanti dell’industria agro-alimentare sono fanghi derivanti dalla lavorazione di carne o pesce, residui di frutta, verdura o cereali e fanghi provenienti dalla produzione di prodotti lattiero-caseari, che complessivamente rappresentano oltre la metà della quantità totale degli scarti industriali (fonte Ecocerved).
In Italia è già molto diffusa la pratica del recupero di questi fanghi, ricchi di sostanze organiche, per le produzione di biogas mediante la digestione anaerobica. Ad esempio, Amadori, una delle maggiori aziende agroalimentari italiane specializzate nel settore avicolo, utilizza il biogas generato dai propri reflui di lavorazione per alimentare impianti di cogenerazione.
Nella seconda uscita del magazine Food Hub, Fabio Beninati (Product Innovation Manager Amadori) spiega nei dettagli i vantaggi per l’azienda e per l’ambiente di questa scelta etica [1]
Il nuovo decreto sul biometano prevede un regime di incentivi differenti per il biometano detto “avanzato”, con un incentivo maggiore rispetto a quello previsto per lo stesso bio-combustibile, non definibile come “avanzato”.
A seguito dell’immissione in rete del biometano il decreto prevede il rilascio di Certificati di Immissione in Consumo (CIC) a favore del produttore, nel limite di 1,1 MLD mc/anno di biometano. Il biometano avanzato è soggetto a un particolare sistema di incentivazione, in quanto il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) opera da garante.
Garantisce infatti, a chi ne faccia richiesta e nei limiti di un determinato contingente annuo, che per i prossimi 10 anni ritirerà i CIC da biometano avanzato a un prezzo fissato e che ritirerà lo stesso biometano ad un prezzo legato al valore di mercato del gas. In questo modo, i rischi per i produttori sono nettamente ridotti.
Il decreto permette l’accesso a questi incentivi, sia chi già possiede un impianto di biogas e vuole ri-convertirlo per la produzione di biometano, sia chi vuole costruire un nuovo impianto. Per fare un esempio? Dagli scarti del tuo yogurt si può generare combustibile per la tua auto: economico, ecologico e rinnovabile.
Da ricordare è che anche i rifiuti organici della raccolta differenziate costituiscono un buon materiale per la produzione di biometano. Il primo esempio a scala industriale in Italia per la produzione di biometano dal trattamento dei rifiuti organici è già in funzione da giugno 2017. L’ impianto di Montello Spa a Bergamo, prevede l’immissione di circa 32 milioni di m³ di biometano nella rete di trasporto nazionale, cioè l’equivalente del carburante sufficiente ad automobili a metano per percorrere circa 640 milioni di chilometri.
Incrementare la produzione di biometano è un obiettivo raggiungibile?
Se si riusciranno a realizzare gli obiettivi proposti dal decreto biometano dipende solo dalla volontà delle aziende e dei produttori di carburante di investire nel cambiamento. Come dimostrato dall’ alto numero di auto a metano in Italia e dalla ricerca di alternative green alle auto a benzina e a diesel, i consumatori sono già pronti a scegliere soluzioni rinnovabili in linea con il concetto di economia circolare.
[1] Food Hub Magazine – Uscita 2. Scarica anche il Case Study di Fluence che ha realizzato l’impianto di digestione anaerobica qui.
LUCA FORTINI
Ingegnere ambientale, possiede una pluriennale esperienza nel settore trattamento acque e impianti biogas. Presso Fluence Italy come Sales Engineer dal 2017, si è focalizzato sul crescente settore del biometano in Italia.