Introduzione
La superficie totale dei terreni coltivati con metodi biologici in Europa continua ad aumentare. Tra il 2012 e il 2017 l’incremento dei terreni coltivati con metodi biologici è stato del 25% [1]. Si stima che nel 2017 fosse pari a 12,6 milioni di ettari, ovvero al 7% dei terreni agricoli dell’UE. In Italia si stimano quasi 2000 ettari bio ovvero il 15.4% del terreno agricolo complessivo (Figura 1 –[2]). Per quanto riguarda il mercato del bio, il fatturato delle vendite al dettaglio nel 2017 era di 34,3 miliardi di euro [2].
Queste cifre mostrano che l’agricoltura biologica si sta sviluppando grazie anche ad una domanda crescente da parte del consumatore di prodotti rispettosi dell’ambiente e migliori per la salute. Tuttavia, il biologico si trova ad affrontare una sfida rappresentata dalla potenziale presenza non intenzionale di residui di pesticidi nei prodotti biologici e dal modo non armonizzato di sanzionare il rilevamento di tali residui nell’UE. Con questa sfida si presenta anche l’opportunità di adattare il sistema legislativo a livello Europeo verso un sistema che riconosca le particolarità e i benefici del metodo biologico. Per questo articolo è importante tenere a mente che il metodo biologico è un processo che non si focalizza unicamente sul prodotto finale. Il prodotto bio è un prodotto sostenibile e salutare dal campo alla tavola, che si focalizza inter alia sulla salvaguardia della fertilità del suolo, della biodiversità e dell’ambiente.
Uso di pesticidi nell’UE
I pesticidi, o prodotti fitosanitari, sono sostanze utilizzate per controllare parassiti. Nonostante le vendite di pesticidi siano aumentate in media solo leggermente tra il 2011 e il 2016 nell’UE (1,6%), vi sono forti differenze per quanto riguarda l’uso di pesticidi tra gli Stati membri. Per esempio, le vendite di pesticidi sono aumentate del 26% in Austria, del 17% in Germania e del 16% in Slovacchia nello stesso periodo; in Italia sono diminuite del 14% [3].
E’ allarmante pensare che nell’83% dei suoli testati in Europa sono stati rilevati 43 residui diversi [4]. In quasi il 60% dei casi, è stata rilevata una miscela di residui di antiparassitari, con un totale di 166 miscele differenti. Mentre gli effetti tossici per un pesticida specifico sono spesso noti, è difficile stimare il livello di tossicità delle miscele. Inoltre, i residui di antiparassitari non sono presenti solo nel suolo, ma anche nelle fonti di acqua. Per esempio, le concentrazioni di residui di antiparassitari analizzate nelle acque spagnole e portoghesi hanno mostrato che rispettivamente fino all’80% e il 70% dei campioni ha superato gli standard di qualità europei per uno o più composti [5].
Uno dei meccanismi attraverso i quali i pesticidi sono oramai pressoché onnipresenti nell’ambiente è la dispersione o deriva, un processo attraverso il quale particelle di pesticidi vengono sospese nell’aria e trasportate dal vento, anche a molti chilometri di distanza dall’area in cui il pesticida è stato spruzzato inizialmente (Figura 2). In considerazione di quanto precede, è sempre più difficile coltivare su terreni non contaminati da residui di antiparassitari nonché fare uso di acqua priva di residui di antiparassitari.
Panoramica del quadro giuridico dell’UE relativo ai residui di antiparassitari
Fino a dicembre del 2020, il principale regolamento UE applicabile per il bio è il REgolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici. Questo regolamento stabilisce che uno dei principi dell’organico è “la rigorosa limitazione dell’uso di fattori di produzione ottenuti per sintesi chimica”. Il regolamento (CE) n. 889/2009 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 stabilisce inoltre che “l’impiego di pesticidi (…) deve essere fortemente limitato”. E’ importante tenere presente che entrambi i regolamenti non prevedono alcuna soglia numerica per i residui di antiparassitari. In modo analogo, il nuovo Regolamento (UE) 2018/848 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici applicabile da gennaio del 2021 non prevede neanch’essa una soglia ben definita.
Un altro atto legislativo pertinente in questo contesto è il Regolamento (CE) n. 396/2015 concernente i livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale. L’articolo 18 di questo regolamento stabilisce che per i prodotti per i quali non sono stati fissati Limiti Massimi Residui (LMR) specifici negli allegati di questo regolamento, esso sarà di fatto fissato a 0,01 mg/kg.
Data la mancanza di una soglia numerica armonizzata per il rilevamento dei residui di antiparassitari nei prodotti biologici, diverse soglie sono state adottate nei diversi Stati membri dell’UE nonché negli organi di controllo Europei. Alcuni Stati membri applicano il limite di 0,01 mg/kg, altri preferiscono gestire i rilevamenti di residui caso per caso, mentre altri ancora applicano la «tolleranza zero» [7]. In quest’ultimo caso, i rilevamenti anche della minima quantità di residui di antiparassitari può portare alla desertificazione del prodotto bio.
Come previsto dal Regolamento (UE) 2018/848, entro la fine del 2024, la Commissione europea è legalmente tenuta a presentare una relazione sull’attuazione dell’articolo 29, paragrafo 4, sulle misure da adottare in caso di presenza di prodotti e sostanze non autorizzati. Tale relazione può essere corredata, se del caso, di una proposta legislativa ai fini di un’ulteriore armonizzazione. Ad esempio, l’UE potrebbe decidere di spingere per stabilire una soglia di desertificazione automatica per i residui di antiparassitari. Questa mossa, se dovesse accadere, sarebbe abbastanza disastrosa e ingiusta per il settore biologico vista la presenza importante di pesticidi sia nel suolo che nell’acqua dovuta a campi trattati con pesticidi per ottenere prodotti convenzionali.
Riassumendo, non esiste una legislazione armonizzata a livello UE che stabilisca specificamente gli LMR nei prodotti biologici né che tenga conto della deriva dei residui di antiparassitari dai campi convenzionali a quelli biologici.
Atteggiamento dei consumatori verso i pesticidi nei prodotti biologico
I consumatori di prodotti biologici fanno questa scelta per salvaguardare la loro salute, quella della loro famiglia nonché per comprare prodotti piu’ rispettosi dell’ambiente, della fertilita’ del suolo e della biodiversita’ [8].
I consumatori considerano i pesticidi, le tossine e i prodotti chimici come le maggiori minacce alla sicurezza e alla qualità degli alimenti [9]. I consumatori spesso collegano la maggiore salubrità dei prodotti biologici con l’assenza di pesticidi [10]. Pertanto, i consumatori di prodotti bio si aspettano giustamente che gli alimenti biologici siano in gran parte privi di pesticidi.
Come si puo’ vedere nell’immagine qui sotto, gia’ oggi si possono ritrovare residui di antiparassitari nei prodotti biologici – benché molto meno rispetto ai prodotti convenzionali – dovuti in gran parte alla deriva di pesticidi (quindi non intenzionali). Tuttavia, se i residui di antiparassitari continuano ad essere cosi’ presenti nel suolo e nell’acqua, sarà difficile per gli operatori del settore alimentare biologico fornire alimenti biologici che siano anche privi di pesticidi.
Conclusione
In questo contesto è importante sottolineare che l’agricoltura biologica è un processo che non si limita al prodotto finale. Il prodotto biologico è il risultato di un processo che rispetta e mantiene la fertilità del suolo, l’ambiente e la biodiversità. Pertanto, la desertificazione in caso di rilevamenti di residui minerebbe ai principi fondatori del biologico che accompagnano il prodotto bio dai campi alla tavola: il principio del benessere, il principio dell’equità, il principio dell’ecologia e il principio della precauzione [11].
Un modo armonizzato di individuare e sanzionare i potenziali rilevamenti di residui di antiparassitari nei prodotti bio dovrebbe essere attuato in tutta Europa. È opportuno consentire una soglia minima per tener conto della contaminazione non intenzionale e della deriva dei residui di antiparassitari. Allo stesso tempo, gli operatori del settore degli alimenti biologici non possono essere ritenuti responsabili per potenziali residui di antiparassitari essendo che essi sono sempre più onnipresenti nell’ambiente. Questi operatori non dovrebbero vivere nel timore di una potenziale desertificazione nonostante l’aver rispettato le regole per produrre con il metodo biologico.
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[1] Eurostat. Organic Farming Statistics. 2019. Disponibile qui.
[2] Fibl. The world of Organic Agriculture. 2019. Disponibile qui.
[3] Eurostat. Agri-Environmental indicator – consumption of pesticides. 2018. Disponibile qui.
[4] Silva, V et al. Pesticide residues in European Agricultural Soils – A hidden reality unfolded. Science of the total environment, 653, 1532-1545, 2019.
[5] Sánchez-González, S. M. Pesticide residues in groundwaters and soils of agricultural areas in the Águeda River Basin from Spain and Portugal. International Journal of analytical chemistry, 93(15). DOI: 10.1080/03067319.2013.814122.
[6] Scienzaegoverno. Qualita’ dei prodotti – Impatto dei pesticidi. 2014. Disponibile qui.
[7] Milan, M., et al. Improving the handling of residue cases in organic production – part 1 “Quick Scan”. Organic eprints, 2019. Disponibile qui.
[8] Agence bio. Baromètre de consommation et de perception des produits biologiques en France Agence BIO/Spirit Insight, 2019. Disponibile qui
[9] Koch, S., Pesticide Residues in Food: Attitudes, Beliefs, and Misconceptions among Conventional and Organic Consumers. Journal of Food Protection, 80(12):2083-2089. doi: 10.4315/0362-028X.JFP-17-104, 2017.
[10] Wier, M., et al. Perceptions, values and behaviour: The case of organic foods. Agriculture and human values. Disponibile qui.
[11] IFOAM Organics International. Principi dell’agricoltura biologica. 2005. Disponibile qui.
Silvia Schmidt
Laureata in sicurezza alimentare all’universita’ di Wageningen nei Paesi Bassi, ha lavorato alla Commissione Europea nelle frodi alimentari, poi per l’associazione europea delle cooperative di consumo (Euro Coop) e ora lavora per l’associazione europea dell’agricoltura biologica (IFOAM EU).
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