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Frodi alimentari, classificazione e potenziali rischi per i consumatori
La sostituzione, l’alterazione, l’adulterazione o la sofisticazione di alimenti, ingredienti e imballaggi alimentari, oltre che la diffusione di dichiarazioni false o fuorvianti su uno specifico prodotto, rientrano nei comportamenti fraudolenti riconosciuti come frodi alimentari [1].
In Europa, il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rapid Alert System for Food and Feed – RASFF) è il network che si propone di monitorare eventuali pericoli alimentari, condividendo il più rapidamente possibile informazioni sulla circolazione di alimenti rischiosi che possono costituire un pericolo per i consumatori.
La RASFF identifica e riconosce 6 tipologie di frodi alimentari che riguardano aspetti diversi del mercato, come la certificazione sanitaria, la commercializzazione e il transito, la manomissione o l’adulterazione del prodotto, la documentazione di ingresso, la data di scadenza e l’etichettatura [2].
Più in generale, si è soliti suddividere le frodi alimentari in frodi di tipo sanitario, che hanno come presupposto la probabilità o la certezza di arrecare un danno alla salute del consumatore, e frodi commerciali, che pur non nuocendo in modo immediato sulla salute, favoriscono guadagni illeciti sempre ai danni del consumatore [3].
Queste ultime sono anche le più comuni e maggiormente diffuse sul mercato e generano una graduale ma costante perdita di fiducia da parte di chi acquista e vuole essere certo di mettere nel carrello un prodotto “autentico”, che possieda cioè le caratteristiche per le quali è stato scelto: origine, materia prima di provenienza, processo produttivo, caratteristiche nutrizionali, ecc.
Tra le categorie alimentari maggiormente soggette a contraffazioni, si individuano il riso, i formaggi, il miele, l’olio d’oliva e il vino, e un dato molto interessante riguarda proprio il peso economico delle contraffazioni sul bilancio del nostro Paese: con quasi 150 milioni di euro di beni frodati sequestrati solo nel 2019, l’Italia è il Paese europeo con le perdite economiche maggiori dovute alla contraffazione alimentare [4].
The Scottish Bee Company: garantire l’autenticità del miele con il KitemarkTM BSI
La vulnerabilità di alcuni alimenti alla contraffazione è legata a molteplici aspetti tra cui la suscettibilità della materia prima o del processo produttivo a manomissioni o sostituzioni.
Nel caso specifico del miele, questo risulta essere un alimento con un alto rischio sia di frode commerciale, legato molto spesso alla commercializzazione di miele millefiori come monofiorale, sia di frode sanitaria dovuta magari alla presenza di residui fitosanitari ammessi solo in alcuni Paesi e vietati in Italia [5].
Secondo il Food Fraud Database della US Pharmacopeia, il miele è al terzo posto come target alimentare per le adulterazioni tra cui si ritrovano: la diluizione intenzionale con sciroppi economici (mais, riso, barbabietola, ecc.), l’estrazione di miele immaturo e deumidificazione con mezzi meccanici, uso di resine per schiarire il colore del miele, il mascheramento geografico e/o dell’origine botanica del miele [5].
Allo scopo di proteggere il suo prodotto dalla contraffazione – pratica che nel caso del miele è nota come “riciclaggio” – e di incrementare sicurezza e fiducia nei consumatori, l’azienda The Scottish Bee Company ha recentemente ottenuto il Kitemark (marchio rilasciato nel Regno Unito esclusivamente a prodotti di elevata qualità) della British Standards Institution (BSI).
Questo nuovo schema di certificazione è stato creato da BSI per aiutare le organizzazioni del settore alimentare a verificare la veridicità di specifici claim presenti sulle etichette alimentari, supportando la trasparenza nella catena alimentare.
Nel caso della Scottish Bee Company, il Kitemark BSI assicura la tipologia del prodotto (miele), l’origine geografia (prodotto in Scozia) e l’origine botanica (erica scozzese, nome generico Calluna Vulgaris) [6].
Il raggiungimento di questo riconoscimento è possibile grazie alla capacità di verificare la posizione degli oltre 500 alveari della Scottish Bee Company con servizi di localizzazione attivi tutto l’anno, alla sottomissione di ogni fase della catena produttiva ad audit, a test di laboratorio che accertano l’assenza di pesticidi e OGM nel miele, oltre che la sua origine monofiorale.
La verifica di ogni attributo del prodotto rende difficile qualsiasi forma di contraffazione e aumenta il valore del prodotto oltre che la fiducia dei consumatori.
BSI: Inspiring trust for a more resilient world
La sempre maggiore granulosità e articolazione della filiera agroalimentare, oltre che l’aumento del prezzo degli alimenti stessi, rende questo settore estremamente suscettibile a truffe e frodi.
La mancata identificazione di alterazioni a livello della composizione di un cibo, di un ingrediente o del suo imballaggio, può avere come conseguenza non solo il danneggiamento dell’immagine di un brand ma anche, e soprattutto, quello di clienti e consumatori [7].
Per poter evitare una frode è necessario, innanzitutto, ricercare le principali minacce e punti vulnerabili specifici per il proprio prodotto, ingrediente e processo, al fine di attenzionarli. Le possibili minacce devono poi essere prioritizzate e preventivate attraverso controlli e misure adatte alla mitigazione del rischio.
Nel fornire una base affidabile per la creazione di un prodotto o la gestione di un processo, un ruolo chiave è ricoperto dagli standard di sicurezza alimentare come quelli progettati da BSI.
Uno standard è un insieme di requisiti da soddisfare. La sua adozione nel settore agroalimentare ha come scopo quello di tutelare le aziende a soddisfare le aspettative dei consumatori attraverso un approccio di controllo basato sulla valutazione e comprensione dei rischi.
Gli standard BRCGS o FSSC22000 sono tra quelli che BSI utilizza durante gli audit certificativi allo scopo di mitigare i rischi collegati alla sicurezza alimentare.
Questi standard globali, riconosciuti dalla GFSI (Global Food Safety Initiative), incorporano requisiti specifici sulla valutazione della vulnerabilità alle frodi coprendo e certificando diverse aree chiave come il piano di sicurezza alimentare (HACCP), il controllo del processo e del prodotto, il controllo del personale, la sicurezza alimentare e il sistema di gestione della qualità.
Conclusioni
L’obiettivo di uno standard, dunque, è mirare ad identificare i punti critici e guidare un’attenta gestione del processo produttivo, e allo stesso tempo semplificare la gestione quotidiana delle aziende produttrici garantendo efficienza e sicurezza da pericoli come le frodi.
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[1] Djekic, I., et al. “How the food industry experiences and perceives food fraud.” Quality Assurance and Safety of Crops & Foods 10.4 (2018): 325-333.
[2] European Commission (EC), 2018. Rapid alert system for food and feed (RASFF)
[3] dos Santos, Caroliny Santana, et al. “Fraud in Food Produts.” Research, Society and Development 9.10 (2020)
[4] https://www.ansa.it
[5] García, Norberto L. “The current situation on the international honey market.” Bee World 95.3 (2018): 89-94.
[6] The sticky issue of ‘honey laundering’ and how a new Kitemark aims to protect local produce (thecourier.co.uk)
[7] Esteki, M., J. Regueiro, and J. Simal‐Gándara. “Tackling fraudsters with global strategies to expose fraud in the food chain.” Comprehensive reviews in food science and food safety 18.2 (2019): 425-440.
British Standards Institution
L’impegno della British Standards Institution (BSI) è da sempre quello di garantire cibo sicuro, sostenibile e socialmente responsabile. Grazie alla progettazione di una vasta gamma di certificazioni, standard e servizi per gestire i rischi per la sicurezza alimentare, BSI aiuta le organizzazioni ad avere supply chain alimentari resilienti, proteggendo al tempo stesso i brand e i consumatori.
Ringraziamenti
Redazione articolo a cura di Annalisa Porrelli – Food Hub