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Scelte alimentari consapevoli per un impatto ridotto
In risposta all’aumento della domanda globale di carne, l’allevamento intensivo animale è cresciuto molto negli ultimi decenni, anche in quei paesi che da tradizione adottano una dieta principalmente a base vegetale, come quella mediterranea in Italia.
I cambiamenti nelle abitudini alimentari legati alla globalizzazione contribuiscono non poco alla crisi climatica globale attraverso un aumento importante delle impronte di carbonio e acqua [1]. Gli alimenti di origine animale (carne, uova, latticini), infatti, sono tra i più importanti contributori di utilizzo di risorse e di emissioni di gas serra legati all’alimentazione [2] e corrispondono anche al 43% del cibo totale che durante le festività natalizie finisce nella spazzatura.
Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia-Agricoltori), solo nel 2019 sono stati prodotti in Italia circa sei milioni di chili tra zamponi e cotechini [3] e nonostante questo fenomeno sia accompagnato da un valore economico di 28 milioni di euro, esso si traduce anche in un preoccupante effetto sull’ambiente.
Una ricerca condotta nel 2017 dal National Institute for Public Health and the Environment (RIVM) di Bithoven, in Olanda, ha quantificato i potenziali effetti della sostituzione di carne e latticini con alimenti a base vegetale sulle emissioni di gas serra e sul contenuto di nutrienti della dieta, per la popolazione adulta generale [4]. Dai risultati è emerso che le diete a base interamente vegetale hanno mostrato un abbassamento degli impatti ambientali di oltre il 40%.
Oltre che con un menù più per così dire “plant-based”, l’effetto ambientale del nostro pranzo di Natale si ridurrebbe sensibilmente se la scelta dei consumatori ricadesse su prodotti meno processati possibili, dal momento che i processi produttivi più articolati sono anche tra quelli che richiedono maggiori risorse [1].
Una spesa smart per ridurre gli sprechi
È abbastanza risaputo che ogni anno più di un milione di tonnellate di cibo finiscono per essere gettate, cibo spesso ancora in buono stato e adatto al consumo, e non stupisce il fatto che questo fenomeno si accentui particolarmente durante le festività natalizie.
Certamente il periodo di Natale è anche quello in cui i produttori e le aziende del settore agroalimentare registrano i maggiori ricavi, tuttavia nel 2019 l’Osservatorio Waste Watcher ha registrato che di tutto il cibo messo nel carrello per preparare cenoni e pranzi di Natale, il 5% finisce direttamente nella spazzatura senza passare dalla tavola [5].
Le conseguenze di questa impennata nello spreco alimentare non sono solo di natura economica ma anche di natura ambientale, se si pensa che 1 tonnellata di rifiuti alimentari produce fino 4,2 tonnellate di CO2.
Quali sono le soluzioni migliori per arginare questo fenomeno? Le scelte dei consumatori possono generare un grande impatto.
Al momento dell’acquisto di un prodotto sarebbe giusto chiedersi sempre quale sia l’effetto che l’intero ciclo di vita di un alimento può avere sull’ambiente, partendo dal processo produttivo fino allo smaltimento del suo imballaggio. E soprattutto particolare attenzione bisognerebbe porre sulle quantità da acquistare realmente necessarie, dato che più del 30% dello spreco di cibo deriva da un acquisto eccessivo e non pianificato [6].
Cotture sostenibili per minori emissioni
Anche se gran parte degli studi stima l’impatto climatico del cibo solo in relazione alle fasi di produzione e vendita, la preparazione del cibo, intesa come cottura, può contribuire tra il 20% e il 36% alle emissioni totali, questo in relazione anche alla tipologia di cibo stessa.
Eppure agire con criterio nella scelta dei metodi di cottura potrebbe influire in maniera positiva sulle emissioni di gas serra complessive, specialmente se si considera il fatto che cucinare il cibo da zero a casa è molto più sostenibile rispetto al consumo di pasti pronti.
Tra le cotture più impattanti, per via dell’elevata richiesta energetica e lunghi tempi di preparazione, c’è l’utilizzo del forno, mentre cucinare le verdure bollendole, cuocendole a vapore o con il microonde, si ridurrebbero le emissioni di gas serra fino al 78% [6].
Inoltre, anche se è abitudine diffusa aumentare l’intensità della fiamma per cuocere più in fretta, in realtà la temperatura dell’acqua e del cibo difficilmente supera i 100°C.
Cosa che invece permette il semplice impiego di una pentola a pressione dove la temperatura di cottura di raggiungere temperature superiori velocizzando, di conseguenza, la preparazione dei cibi. Preparazione che sarebbe ancor più sostenibile se la pentola a pressione fosse elettrica, agendo dunque anche sulla tipologia di combustibile impiegato.
Conclusioni
Scegliere di preparare un cenone di Natale sostenibile può rappresentare, in piccolo, una presa di consapevolezza di quanto le nostre abitudini alimentari possano trasformarsi, con facilità, in una dieta più positiva per noi e per il pianeta nel suo insieme.
Alimenti vegetali, alimenti minimamente processati, una spesa consapevole e cotture strategiche possono pertanto rappresentare ottime soluzioni per ridurre il nostro impatto ambientale nel giorno in cui, per tradizione, dovremmo essere tutti “più buoni”.
Infatti, verrebbe da chiedersi se, invece che a Natale, questi accorgimenti non sia meglio farli durante il resto dell’anno, eppure se si considera il significato di queste festività, non c’è periodo migliore per iniziare salvaguardare il futuro del pianeta, che poi è anche il futuro dell’uomo.
Speriamo che tu abbia trovato la lettura di questo articolo sulle sostenibilità a Natale interessante. Per altri contenuti simili, consulta la sezione Blog del nostro sito web. E se vuoi restare sempre al passo con le ultime novità in fatto di Agrifood, iscriviti alla nostra Newsletter!
Buon Natale da Food Hub!
[1] Farchi S, De Sario M, Lapucci E, Davoli M, Michelozzi P. Meat consumption reduction in Italian regions: Health co-benefits and decreases in GHG emissions. PLoS One. 2017 Aug 15;12(8):e0182960. doi: 10.1371/journal.pone.0182960. PMID: 28813467; PMCID: PMC5557600.
[2] Kesse-Guyot E., Fouillet H., Baudry J., Dussiot A., Langevin B., Allès B., Rebouillat P., Brunin J., Touvier M., Hercberg S., Lairon D., Mariotti F., Pointereau P. : Halving food-related greenhouse gas emissions can be achieved by redistributing meat consumption: Progressive optimization results of the NutriNet-Santé cohort, Science of The Total Environment, 2021, 789:147901, ISSN 0048-9697.4
[4] Seves SM, Verkaik-Kloosterman J, Biesbroek S, Temme EH. Are more environmentally sustainable diets with less meat and dairy nutritionally adequate? Public Health Nutr. 2017 Aug;20(11):2050-2062. doi: 10.1017/S1368980017000763. Epub 2017 May 23. PMID: 28532520.
[5]https://www.sprecozero.it/waste-watcher/
[6] Frankowska, Angelina, et al. “Impacts of home cooking methods and appliances on the GHG emissions of food.” Nature Food 1.12 (2020): 787-791.
Annalisa Porrelli
Dottoranda in Scienze del Suolo e degli Alimenti presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, accanto alla ricerca nutre da alcuni anni un interesse per la scrittura e la divulgazione scientifica. Dal 2019 collabora con Food Hub per il miglioramento e la produzione di contenuti editoriali nell'ambito dell'innovazione agroalimentare.
Ilenia Buiatti
Dopo la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari all'Università di Parma, prosegue i suoi studi in ambito Marketing e Comunicazione con studi autonomi e un Master Light in Comunicazione Digitale, Web Marketing e Social Media Management. Collabora con Food Hub srl SB gestendo la comunicazione sui canali social e DEM.