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L’agricoltura ieri e oggi
L’agricoltura italiana è dalla notte dei tempi diversificata e complessa. Il contesto naturale, la mancanza di spazio e l’alta densità di popolazione, hanno spinto i nostri antenati a costringere in poco spazio specie erbacee, arboree e animali, per mangiare, scaldarsi, coprirsi, curarsi, costruire, vivere.
Dal secondo Dopoguerra in avanti, dunque, abbiamo avuto la possibilità di produrre meglio e di più, di sfruttare fertilizzanti e macchine, progredendo verso l’era dell’abbondanza.
Tuttavia, il cambiamento climatico ci spinge a cambiare agricoltura per adattarci velocemente. Occorre rimettere a posto un puzzle di cui abbiamo perso i pezzi con la specializzazione agricola.
Non si tratta di un ritorno alle tecniche produttive delle precedenti generazioni, né di esaltare, come spesso accade in alcune comunicazioni pubblicitarie, un mito distorto dell’idillio agreste “antico uguale buono”.
Invece, si tratta di riconnettere piante, alberi e animali, e possiamo farlo con l’agroforestazione.
L’agroforestazione come nuovo orizzonte per l’agricoltura
L’agroforestazione, meglio conosciuta con il termine inglese agroforestry, è definita come l’inserimento e lo sfruttamento di arbusti e alberi all’interno dei terreni agricoli (inclusi i pascoli).
La coabitazione tra questi elementi può declinarsi in varie forme. La prima macrocategoria è compresa nei sistemi silvoarabili, ossia sistemi agricoli in cui specie arboree, inclusi alberi da reddito, sono coltivate assieme a specie erbacee, nello stesso campo.
In questo modo, si può produrre biomassa a destinazione energetica (cippato per la combustione) con il pioppo e colture a destinazione zootecnica come sorgo e soia.
È quello che si è proposta di fare tra il 2017 al 2020 la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Università di Pisa presso il Centro di Ricerche Agro-ambientali Enrico Avanzi di Pisa (Fig. 1) [1;2].
Si possono citare diversi esempi di sistemi silboarabili, occupano un posto di rilievo le coltivazioni di frumento e leguminose da fieno all’interno di oliveti sufficientemente “spaziati”, o specie ortive alternate a filari di specie da frutto.
La seconda macrocategoria è invece quella che interessa l’allevamento, che si può declinare con l’inserimento di alberi o arbusti all’interno dei pascoli, per produrre legno, frutta, foraggio verde o per fornire ombra e riparo (Fig. 2).
Oppure, lo sfruttamento del pascolo in bosco, allevando gli animali esclusivamente o in parte all’interno di boschi come parte della loro gestione selvicolturale per la produzione di legno.
Oltre a queste due categorie, vi sono le food forest, dove si crea una coltivazione a metà tra frutteto e foresta per sfruttare molteplici prodotti e servizi.
Quali sono i vantaggi di riportare arbusti ed alberi da reddito nei campi invece che lasciarli nei boschi?
Un albero piantato in un terreno agricolo ha un impatto sulla fertilità del suolo, grazie alla deposizione di biomassa al suolo (foglie, essudati radicali) che viene poi decomposta dagli organismi che lo abitano.
Inoltre, l’apparato radicale trattiene le particelle di suolo e previene l’erosione, instaura rapporti simbionti benefici con funghi ed altri organismi, rendendo maggiormente disponibili per le piante alcuni elementi come il fosforo. La parte aerea di un albero fa da barriera frangivento, diminuendo l’evapotraspirazione, e sottraendo CO2dall’atmosfera.
Oltre a questi “servizi ecosistemici”, da un punto di vista della gestione economica dell’azienda agricola, le colture legnose aiutano a diversificare le produzioni e a diluire nel tempo le entrate e le uscite.
Ad esempio, da un impianto silvoarabile di pioppo da biomassa consociato con sorgo e soia, ogni anno si produco due tipi diversi di granelle per la zootecnia ed ogni due anni, cippato utile per produrre energia rinnovabile.
La nuova Politica Agricola Comune (PAC), che sarà in vigore dal 2023 al 2027, premierà le realtà aziendali che saranno in grado, oltre che di produrre, di difendere e preservare l’ecosistema mettendo in pratica precise misure ambientali.
Limiti e problemi nell’adozione dell’agroforestazione
Tra le principali limitazioni che ostacolano la nascita di sistemi integrati e l’inserimento di alberi vi sono quelle logistiche connesse al passaggio delle macchine agricole, oltre che la sottrazione di spazio per le colture.
Per questo motivo, i sistemi agroforestali hanno bisogno di essere correttamente progettati. La sottrazione di spazio alle colture è un altro fattore che preoccupa, dato che colture come i cereali impongono di ottenere alte produzioni per avere una redditività sufficiente, oppure perché dove ci sono colture ad alto reddito, gli spazi non coltivati significano perdite economiche.
Un altro problema è la competizione per le risorse. La coltura erbacea che si sviluppa in prossimità di un albero viene ombreggiata, per cui le viene sottratta la sua fonte energetica, mentre gli apparati radicali competono per la risorsa idrica.
Questa limitazione potrebbe essere facilmente risolta attraverso una corretta e adeguata progettazione della disposizione delle alberature.
In più, ombreggiamento significa ridotta evapotraspirazione delle colture. Da studi condotti in Spagna, è emerso come fornire ombreggiamento alle colture nei periodi critici (ad esempio durante la fioritura della coltura erbacea) può dare un beneficio in termini di resa.
Il principale ostacolo rimane la motivazione economica.
È difficile che gli agricoltori possano essere disposti a piantare alberi nell’ottica di trarne vantaggi e benefici solo tra dieci o vent’anni, nel caso ad esempio di specie da legno.
Occorrono misure specifiche per finanziare gli impianti, per mantenerli e coprire i costi di gestione, o per sostenere le spese della gestione selvicolturale in caso di alberi non piantati ex novo.
Ultimo problema, più generale e di difficile soluzione, il contesto del mercato dei crediti di carbonio e il cosiddetto carbon farming. L’agroforestazione è senza dubbio un mezzo potente per realizzare lo stoccaggio di carbonio e per stimolare l’offerta di crediti di carbonio da parte dell’agricoltura, ma ancora il quadro economico non è chiaro, per cu il mercato è incerto e acerbo [4].
L’agronomo e l’agricoltore di oggi vivono in tempi climaticamente incerti. Per questo devono confrontarsi con la complessità degli agroecosistemi, accettarla e gestirla, piuttosto che semplificarla.
Occorre iniziare a pensare all’azienda agricola come un sistema che includa molti elementi diversi.
Proteggere o ricreare zone seminaturali interne all’azienda agricola, inserire di nuovo alberi e arbusti, produttivi e non, sfruttare le possibilità offerte dagli animali allevati e dialogare con gli allevamenti del territorio, sono grandi temi del futuro dell’agricoltura.
Conclusioni
Penso che lo sguardo debba allargarsi oltre quello che si vede verso il basso dalla cabina del trattore, e “abbracciare” le chiome degli alberi. La strada verso una agricoltura resiliente, a basse emissioni di gas serra e ad alto stoccaggio di carbonio, è tracciata ma va costruita.
Speriamo che tu abbia trovato la lettura di questo articolo su come coltivare con l’agroforestazione interessante. Per altri contenuti simili, consulta la sezione Blog del nostro sito web. E se vuoi restare sempre al passo con le ultime novità in fatto di Agrifood, iscriviti alla nostra Newsletter!
[1] Pecchioni, G.; Bosco, S.; Volpi, I.; Mantino, A.; Dragoni, F.; Giannini, V.; Tozzini, C.; Mele, M.; Ragaglini, G. Carbon Budget of an Agroforestry System after Being Converted from a Poplar Short Rotation Coppice. Agronomy 2020, 10, 9, 1251-1273, doi: 10.3390/agronomy10091251
[2] Mantino, A.; Volpi, I.; Micci, M.; Pecchioni, G.; Bosco, S.; Dragoni, F.; Mele, M.; Ragaglini, G. Effect of Tree Presence and Soil Characteristics on Soybean Yield and Quality in an Innovative Alley Cropping System. Agronomy, 2019, 10, 1, 52-66, doi: 10.3390/agronomy10010052
[3] Paris, P.; Camilli, F.; Rosati, A.; Mantino, A.; Mezzalira, G.; Dalla Valle, C.; Franca, A.; Seddaiu, G.; Pisanelli, A.; et al. What is the future for agroforestry in Italy? Agrofor. Syst. 2019, 93, 2243–2256, doi:10.1007/s10457-019-00346-y.
[4] Kay, S.; Graves, A.; Palma, J.H.N.; Moreno, G.; Roces-Díaz, J.V.; Aviron. S.; Chouvardas, D.; Crous-Duran, J.; Ferreiro-Domínguez, N.; García de Jalónb, S.; Măcicăşani, V.; Mosquera-Losada, M.R.; Pantera, A.; Santiago-Freijanes, J. J.; Szerencsits, E.; Torralba, M.; Burgess, P.J.; Herzog, F. Agroforestry is paying off – Economic evaluation of ecosystem services in European landscapes with and without agroforestry systems. 2019, Ecos Serv, 36, https://doi.org/10.1016/j.ecoser.2019.100896
Giovanni Pecchioni
Giovanni Pecchioni è un agronomo formatosi presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e alla Università di Pisa con un curriculum in scienze agrarie e produzioni vegetali e con un dottorato in agroforestazione.